Collebeato

Il territorio di Collebeato è assai vario ed eterogeneo: la pianura, al termine della quale, a quota m.180 circa, scorre il fiume Mella, è lievemente degradante da nord a sud (da m. 197 circa m. 173), si spinge fino alle pendici dei colli, raggiungendo la quota m. 360 (Monte Ratto), m. 373 (Monte Picastello), m. 485 (Monte Peso). La superficie complessiva è di 5,3 kmq, e le colline ne occupano una parte consistente. A sud si ergono i monti Ratto e Picastello. Il versante est del Monte Ratto è assai ripido e cade quasi a scarpata in prossimità del fiume, a ridosso del fosso, estrema propaggine dell’antica Roggia Uraga-Porcellaga; il versante nord invece ha una pendenza ridotta ed è percorso da numerosi sentieri.
Il Patrimonio Storico Artistico
Il paese in origine era costituito da due nuclei separati: a nord la Villa di Sopra, formata da piccole corti accorpate in forma irregolare intorno al santuario della Calvarola; a sud della parrocchiale, la Villa di Sotto, cresciuta invece longitudinalmente all’asse viario principale. Lievemente decentrate sorgevano le ville e le case rurali delle grandi proprietà religiose e nobiliari, che in seguito alla crescita del tessuto urbano minore restarono inserite nell’abitato. Questi ultimi edifici rappresentano gli episodi più significativi dal un punto di vista storico e architettonico: nell’ antica contrada di Villa di Sotto, palazzo Martinengo (sec. XV-XVI), la cosiddetta Congrega (sec. XVI, ex proprietà Durante) e villa Martinengo-Zoppola (sec.XVI-XVII con giardino storico, tutti e tre in via Martinengo), casa Peschiera (sec. XVIII via Vittorio Veneto), la casa colonica ex-Ospedale (originaria proprietà del monastero di S. Croce in via Roma), casa Quaglieni (di origine cinquecentesca, via Borghini), villa Ferrari (sede del municipio, rifacimento del XIX sec. su struttura del 1300/1400), villa Seccamani-Contini (neoclassica su edificio settecentesco, via Roma). Altre residenze signorili sorgono nell’ antica contrada della Villa di Sopra: villa Rota-Giovanardi (XVII sec. via S. Stefano), casa Uberti (XVI sec. via Trento) e la Cascina residenziale Noia sec. XVI-XVII importante mulino già noto nel XIII secolo. In alcune zone del paese si è anche discretamente conservato il tessuto minore storico formato da corti e abitazioni (in via Pozzo, via Trieste, via Roma) e qualche tratto dei bei muri di pietra e ciottoli che recingevano i broli e le proprietà. Lo stesso parco pubblico I° Maggio antistante la cascina ex-Ospedale è stato ricavato da un giardino storico privato in seguito ad acquisizione del Comune. Ciascuno degli antichi nuclei possiede un edificio religioso. Nella contrada settentrionale sorge il Santuario della Madonna del Pianto o della Calvarola: entrambi i nomi rimandano alla Vergine addolorata e alla devozione del Calvario (benché vi sia anche chi ha collegato il nome Calvarola al “Calvo” monte di S. Stefano). Nella tradizione è rimasto il segno di un’apparizione della Madonna che portò alla ricostruzione o ampliamento della chiesa nel 1701, ma l’edificio ha origini più antiche, probabilmente del XV secolo; cinquecentesche sono l’ immagine della Vergine con S. Giovannino posta sull’ altare maggiore e la Pietà dell’altare di destra. L’interno, a pianta quasi ottagonale con due altari laterali è di notevole eleganza ed omogeneità, infatti possiede belle decorazioni settecentesche dovute in gran parte a Pietro Scalvini autore sia degli affreschi della volta e dei pinnacchi (1737) sia delle ricchissime decorazioni floreali che incorniciano gli altari, sia della pala all’altare di sinistra (S. Gaetano da Thiene con S. Fermo – 1749). Sopra la porta d’ingresso la bella tela Seicentesca con il Cristo alla colonna proveniente dalla parrocchiale. In occasione dei lavori di restauro nel 1913 furono tolte le numerose tavolette che, insieme ad oggetti votivi, erano appese ai lati del presbiterio e che sono ora in parte conservate nella parrocchiale; alcune sono di particolare interesse perché raffigurano il paese nel XVIII secolo. La parrocchiale, intitolata alla Conversione di S. Paolo, è originaria del XV secolo con numerose successive modifiche e con l’aggiunta alla fine del secolo scorso di una campata e della canonica. Nell’ interno quasi completamente restaurato e decorato negli anni Trenta (Cresseri, Rubagotti, Trainini), si conservano numerose tele dei secoli XVI, XVII e XVIII, tra cui un S. Luigi orante di Antonio Dusi (1754), la Conversione di S. Paolo di G.Battista Galeazzi (1607), una Madonna con Bambino e Santi di Antonio Gandino. Sulla collina di particolare interesse storico sono il Convento di S. Stefano (sec. XV-XVIII) e il nucleo di case dei Campiani con il piccolo oratorio di S. Antonio (sec. XVII-XVIII).